full screen background image

Il Corbarino, non un semplice pomodoro

Il Corbarino, non un semplice pomodoro

di Fosca Tortorelli

Corbara è una cittadina campana in provincia di Salerno, ha un microclima straordinario, si trova tra cielo e mare, da un lato rivolge lo sguardo verso l’agro nocerino-sarnese e dall’altro verso il sole della costiera amalfitana. Un luogo che per questa sua unicità climatica dà vita al pomodoro Corbarino, dandogli quel suo particolare sapore agro-dolce, rendendolo distinguibile tra le altre specie di pomodoro.

Un prodotto che stava rischiando di scomparire e che grazie alla forza e alla sinergia di alcuni contadini di Corbara e imprenditori illuminati è stato recuperato.

Questo pomodorino è particolarmente ricco, oltre che di vitamine e sali minerali, anche di salutari sostanze antiossidanti, come dimostrato anche da uno studio coordinato dal professore Antonio Giordano. Il “Pomodorino Corbarino” è quindi una pianta erbacea, il suo fusto è eretto nella fase giovanile e poi decombente e può raggiungere l’altezza di oltre due metri; in condizioni ottimali la raccolta si può protrarre fino a tutto il mese di ottobre, così come raccontato da alcuni anziani del paese, che ricordano di come in passato i pomodorini coltivati nei vigneti, erano presenti fino al periodo natalizio. Dal colore rosso intenso, con una caratteristica forma allungata, questo pomodoro rappresenta una delle più significative testimonianze della tradizione rurale locale; è particolarmente ricco, oltre che di vitamine e sali minerali, anche di antiossidanti.

Alla tipologia “Corbarino” sono assimilati diversi biotipi, selezionati nel corso degli anni dagli stessi agricoltori ma che quasi certamente derivano tutti da vecchie varietà da conserva coltivate in zona fin dalla prima metà del novecento. Secondo le fonti scientifiche, negli anni dal 1954 al 1958, furono raccolti parecchi campioni dalla zona con denominazioni diverse a seconda dell’area geografica di provenienza, tutti con fenotipi simili ma geneticamente identici. Successivamente, nel 1961, nell’ambito del “Primo Convegno Nazionale sul Pomodoro”, il professore De Cillis descriveva i vari biotipi di pomodori coltivati all’epoca e classificati oggi sotto il nome di “Ecotipo Corbarino”.

 

I frutti prodotti possono essere utilizzati sia per il consumo fresco da tavola, sia per la trasformazione, ma anche per la lunga conservazione, attraverso l’antica tecnica del grappolo, tecnica che interessa le ultime raccolte. I frutti vengono infatti raccolti a grappolo e sistemati lungo cordicelle, tali da formare i cosiddetti “spunzilli”, ossia dei grappoli del peso di 2-3 kg ognuno, che vengono appesi e conservati in locali areati dove completano la maturazione, conservandosi per tutto l’inverno.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *